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L' Arena Sferisterio

L' Arena Sferisterio di Macerata una delle opere più significative del tardo Neoclassicismo europeo. La struttura, armonica e maestosa, garantisce perfetta visibilità e ottima acustica.
La costruzione dell' Arena Sferisterio fu voluta da alcuni maceratesi benestanti per dotare la città di Macerata di una struttura permanente per il gioco del pallone col bracciale.

Il gioco del pallone col bracciale

Prima ancora che il football, nato nell’Inghilterra vittoriana attorno alla metà del XIX secolo, diventasse uno sport universale, in Europa si giocava a palla con le mani e in Italia al gioco del pallone col bracciale.
Questo gioco era nato nelle corti rinascimentali, ma aveva origini greco-romane. Esso fu praticato dapprima da signori e da aristocratici nelle arene dei palazzi nobiliari, e poi da borghesi e popolani sulle piazze o negli slarghi delle strade acquisendo una popolarità straordinaria. Tra la fine del settecento e gli inizi dell'ottocento si costruirono impianti specifici (chiamati sferisteri), e si codificarono delle regole. Con l’organizzazione delle partite e il diffondersi del professionismo, il gioco del pallone col bracciale assurse al ruolo e all’importanza di sport nazionale. L’abilità dei giocatori “nell’addomesticare” con un pesante attrezzo di legno irto di punte (bracciale) la sfera di cuoio e scagliarla con precisione e forza da una parte all’altra del rettangolo da gioco, estasiava le folle.
Il gioco ha regole simili a quelle del tennis (del quale è stato di certo il progenitore). Vi sono due squadre contrapposte di tre giocatori ciascuna (quattro nei campi alla “lizza”, cioè senza il muro di appoggio) e consiste nel rimandare al volo, o dopo il primo balzo, il pallone nel campo avversario, usando il bracciale anziché la racchetta. Si aggiudica la partita la squadra che somma più giochi, ogni gioco è costituito da quattro 15. Il bracciale è di legno cavo con punte o denti, copre la mano ed il polso del giocatore e pesa circa due chilogrammi.
Il pallone pesa 270 grammi ed è costituito da otto spicchi di pelle di vacca conciati e cuciti insieme. La camera d’aria interna era costituita dalla pelle più tenera dello stesso animale.
I giocatori, chiamati a seconda del ruolo battitore, spalla e terzino, sono affiancati da un quarto, il mandarino, che ha il compito di lanciare (mandare, donde il nome) il pallone al battitore al momento della messa in gioco.
Il rettangolo da gioco misura in lunghezza dagli 80 ai 100 metri, in larghezza dai 15 ai 20 metri ed è fornito di un muro d’appoggio laterale alto una ventina di metri.
In molti, da Goethe a Edmondo De Amicis, hanno testimoniato la fama e la diffusione di questo sport. Oggi continua a vivere in alcuni centri delle Marche (Mondolfo e Treia) e della Romagna (Faenza).

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